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1346 – 1350 | The mortality in those years was worse and greater than the deaths and disaster that god broughtt with the Flood, described in the Holy Scripture. For the author a conjunction in the year 1346 was not the reason for the plague, but instead the will of god.The passage describes the horrific symptoms and the route of spread through the world, via Africa, Italy, Germany, England and northern and eastern countries. Many people fled to areas, where they hoped to be spared. In addition, Matteo Villani observed that the people were more cruel to each other and didn't help their infected family members. This behavior first came from the barbaric nations, but was also widespread among Christians. With the time the people recognized that people who helped others were more likely spared by the plague. He thinks that the transmissions occur through sight and touch. The doctors were clueless about the reasons and nobody found a remedy. In Florence, the plague lasted from April 1348 to September 1348 and 3 out of 5 people regardless of sex and age died. Only the class had a influence, poor people were more affected. The mortality was everywhere similar in number and kind, like the reports suggested. | Della inaudita mortalità. Truovasi nella Santa Scrittura, che avendo il peccato corotto ogni via della umana carne, Iddio mandò il diluvio sopra la terra: e riservando per la sua misericordia l'umana carne inn-otto anime, di Noè, e di tre suoi figliuoli e delle loro mogli nell'arca, tutta l'altra generazione nel diluvio sommerse. Dappoi per li tempi, multipricando la gente, sono stati alquanti diluvii particulari, mortalità, coruzioni e pistolenze, (p. 6) fame e molti altri mali, che Idio ha permessi venire sopra li uomini per li loro peccati. […] Ma per quello che trovare si possa per le scritture, dal generale diluvio in qua, non fu universale giudicio di mortalità che tanto comprendesse l'universo, come quella che ne' nostri dì avenne. Nella quale mortalità, considerando la moltitudine che allora vivea, in comperazione di coloro (p. 7) ch'erano in vita al tempo del generale diluvio, assai più ne morirono in questa che in quello, secondo la estimazione di molti discreti. Nella quale mortalità avendo renduta l'anima a dDio l'autore della cronica nominata la Cronica di Giovanni Villani cittadino di Firenze […] (p. 8) Quanto durava il tempo della moria in catuno paese. Avendo per cominciamento nel nostro prencipio a racontare lo isterminio della generazione umana, e convenendone divisare il tempo e modo, la qualità, e quantità di quella, stipidisce la mente apressandosi a scriver la sentenzia, che lla divina giustizia co molta misericordia mandò sopra li uomini, degni per la curuzzione del peccato di finale giudicio. Ma pensando l’utolità salutevole che di questa memoria puote adivenire alle nazioni che dopo noi seguiranno, con più sicurtà del nostro animo così cominciamo. Videsi nelli anni di Cristo, dalla sua salutevole incarnazione MCCCXLVI, la congiunzione di tre superiori pianeti nel segno dell’Aquario, della quale congiunzione si disse per li astrolaghi che Saturno fu signore: onde pronosticarono al mondo grandi e gravi novitadi; ma simile congiunzione per li tempi passati molte altre volte stata e mostrata, la infruenza per altri particulari accidenti no parve cagione di questa, ma più tosto (p. 9) divino giudicio secondo la disposizione della assoluto volontà di Dio. Cominciossi nelle Parti d’Oriente, nel detto anno [1346], in verso il Cattai e l'India superiore, e nelle altre province circustanti a quelle marine dell’Occeano, una pestilenzia tra li uomini d’ogni condizione di catuna età e sesso, che cominciavano a sputare sangue, e morivano chi di sùbito, chi in due o in tre dì, e alquanti sostenevano più al morire. E Aveniva, che-cchi era a servire questi malati, appiccandosi quella malatia, o infetti, di quella medesima coruzione incontanente malavano, e morivano per somigliante modo; e a’ più ingrossava l’anguinaia, e a molti sotto le ditella delle braccia a destra e a sinistra, e altri in altre parti del corpo, che quasi generalmente alcuna enfiatura singulare nel corpo infetto si dimostrava. Questa pestilenzia si venne di tempo in tempo e di gente in gente aprendendo: comprese infra 'l termine d'uno anno la terza parte del mondo che si chiama Asia. E nell'ultimo di questo tempo (p. 10) s'agiunse alle nazioni del mare Maggiore, e alle ripdel mare Tirreno, nella Soria e Turchia, e in verso l'Egitto e lla riviera del mare Rosso, e dalla parte settantrionale la Rossia e lla Greccia, l'Erminia e l'altre conseguenti province. E in quello tempo galee d'Italiani si partirono del mare Maggiore, e della Soria e di Romania per fuggire la morte, e recare le loro mercantie inn-Italia: e' non poterono cansare che gran parte di loro no morisse in mare di quello infermità. E arivati in Cicilia conversaro co' paesani, e lasciarvi di loro malati, onde incontanente si comincià quella pistolenza ne’ Ciciliani. E venendo le dette galee a Pisa, e poi a Genova, per la conversazione di quelli uomini cominciò la mortalità ne’ detti luoghi, ma non generale. Poi conseguendo il tempo ordinato da dDio a’ paesi, la Cicilia tutta fu involta in questa mortale pistilenzia; E Il’ Africa nelle marine, e nelle sue province di verso levante e le rive del nostro mare Tirreno. E venendo di tempo in tempo verso il ponente, comprese la Sardigna, la Corsica, e l’altre isole di questo mare; e dall’altra parte, ch’è detta Europia, per simigliante modo agiunse alle parti vicine verso il ponente, volgendosi verso il mezzo giorno (p. 11) con più aspro asalimento che sotto le parti settantrionali. E nell’anni di Cristo MCCCXLVIII ebbe infetta tutta Italia, salva che lla città di Melano, e certi circustanti a l'alpi, che dividono la Italia dall'Alamagna, ove gravò poco. E in questo medesimo anno cominciò a passare le montagne, e stendersi in Provenza, in Savoia, nel Dalfinato, e in Borgogna, per la marina di Marsilia e d'Aguamorta, per la Catalogna, nell'isola di Maiolica, e in Ispagna e in Granata. E nel MCCCXLVIIII ebbe compreso fino nel ponente le rive del mare Occeano, d’Europia e d'Africa e d'Irlanda, e l'isola d’Inghilterra e di Scozia, e l'altre isole di ponente, e tutto infra terra con quasi iguale mortalità, salvo in Brabante ove poco offese. E nell MCCCL premette li Alamanni, li Ungheri, Donnismarche, Gotti, e Vandali, e li altri popoli e nazioni settantrionali. E la successione di questa pistolenzia durava nel paese ove s'aprendea cinque mesi continovi, overo cinque lunari: e questo avemmo per sperienza certa di molti paesi. Avenne, perché parea che questa impestifera infezione s’appiccasse per la veduta e per lo toccamento, che come l’uomo o lla femina e' fanciulli si conoscevano malati di quella enfiatura, molti n’abandonavano, e inumerabile quantità ne morirono che sarebbono campati se fossono stati aiutati (p. 12) delle cose bisognevoli. Tra lli infedeli cominciò questa innumanità crudele, che lle madri e' padri abandonavano i figiuoli, e i figliuoli i padri e lle madri, e l'uno fratello l'altro e li altri congiunti, cosa crudele e maravigliosa, e molto strana dalla umana natura, ditestata tra' fedeli cristiani, ne' quali seguendo le nazioni barbere, questa crudeltà si trovò. Essendo cominciata nella nostra città di Firenze, fu biasimata da’ discreti la sperienza veduta di molti, i quali si providono, e rinchiusono i luoghi solitari e di sana aria, forniti d’ogni buona cosa da vivere, ove non era sospetto di gente infetta; in diverse contrade il divino giudicio (a ccui non si può serrare le porti) li abatté come li altri che no s'erano proveduti. E molti altri, i quali si dispuosono alla morte per servire i loro parenti e amici malati, camparono avendo male, e assai non l’ebbono continovando quello servigio; per la qual cosa ciascuno si ravide, e cominciarono sanza sospetto ad aiutare e a servire l'uno l'altro; onde molti guarirono, ed erano più sicuri a servire li altri. (p. 13) Di detta matera. Di questa pestifera infermità i medici in catuna parte del mondo, per filosofia naturale, o per fisica, o per arte di strologia non ebbono argomento né vera cura. Alquanti per guadagnare andarono visitando e dando loro argomenti, li quali per la loro morte mostrarono l’arte essere fitta e non vera: e assai per coscienza lasciarono a ristituire i danari che di ciò avieno presi indebitamente. Nella nostra città cominciò generale all’entrare del mese d’aprile li anni Domini MCCCXLVIII, e durò fino al cominciamento del mese di settembre del detto anno. E morì tra nella città, contado e distretto di Firenze, d’ogni sesso e di catuna età, de’ cinque i tre e più, compensando il minuto popolo e i mezzani e’ maggiori, perché alquanto fu più menovato perché cominciò prima, ed ebbe meno (p. 14) aiuto e più disagi e difetti. E nel generale per tutto il mondo mancò la generazione umana per simiglante numero e modo, secondo le novelle ch'avemmo di molti paesi strani e di molte province del mondo. Ben furono province nel levante dove vie più ne moriro. [1] |
Of the outrageous mortality It is found in Holy Scripture that when sin had corrupted every human way of life, God sent the Flood upon the earth: and by his mercy saved eight souls, namely Noah, his three sons and their wives in the ark, while all the rest of mankind perished in the flood. Since then, in the course of time, as men multiplied, there have been some local floods, mortalities, corruptions and diseases, famines, and many other evils which God has permitted to come upon men because of their sins. [...] But from all that can be found in the Scriptures, there has been no universal judgement of mortality since the general deluge, which has affected the whole world so much as that which has taken place in our day. In this mortality, considering the multitude of people then living, as compared with those who lived at the time of the general deluge, far more people died in this than in that, according to the estimation of many experts. In this mortality, the author of the chronicle called "La Cronica" Giovanni Villani, citizen of Florence, gave his soul back to God. [...]
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- ↑ • Matteo Villani: Cronica.Con la continuazione di Filippo Villani (= Biblioteca di scrittori italiani). Parma 1995 , Vol. 1, pp. 5-14.
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